C’è una cosa che mi ha sempre fatto pensare. Sin da piccola,
mi son sempre sbucciata le ginocchia. La prima volta è successo mentre imparavo
ad andare in bicicletta. Lì è stata una caduta dietro l’altra. Ricordo la
ghiaia della stradina di campeggio. Ricordo il peso della mano di papà che
lasciava il sellino. Ricordo l’instabilità della via e della mia andatura. Ricordo
la mia caparbietà a continuare a stringere il manubrio, nonostante fossi per
terra. Ricordo la sera, nel letto di mamma e papà, le lenzuola che strofinavano
dolorosamente contro le mie ginocchia grattuggiate.
Le lasciavamo all’aria in modo che potesse formarsi la
crosticina. Si trattava di una specie di miracolo: il sangue che mi pareva
acqua rossa, ad un certo punto si fermava, e diventava una specie di
collinetta. Proteggeva, quella collinetta, che era il mio miracolo di sangue e
ossigeno. Loro si mettevano all’opera per guarirmi.
Io ovviamente, il giorno dopo mi rimettevo su due ruote e
facevo saltare ancora la crosta di sangue. Come una frana o uno scoppio di
pelle. Un po’ mi piaceva il mercurio cromo, anche se non mi stava simpatico per
via del bruciore. Ma era il mio trofeo, che poi fasciavamo con cerotti, garze
varie e piccoli gesti di premura.
Quello che voglio dire è che l’amore è un po’ così per me:
un’insistenza che si ferisce. Una caparbietà che cade. E guarisce con le cure
adatte. Ferite che si fasciano. Mani che accarezzano e tengono il sellino per
un po’. Allora si rimonta in sella da soli, perché non mi è mai capitato di
salire in tandem, non mi pare bello esteticamente, a dirti la verità.
Invece mi piace l’idea di procedere affiancati, che quando
uno sta per perdere l’equilibrio, a l’altro, basta allungare una mano. E
afferrare. Magari ci si sgualcisce un po’ i vestiti, ma che importa. Mi
piacciono le persone arruffate.
bello bello :)
RispondiEliminapieno di parole sbucciate e di pensieri con la crosta. Evviva le biciclette, imparare ad andarci e rischiare l'equilibrio è un bel viaggio.
Mi siedo qui e lo leggo ancora :)