Rimanete
in attesa. State per essere trasferiti. (canzoncina
spensierata)
Ecco,
questa frase dalla voce metallica, mi ha fatto pensare. Divagare,
come mio solito.
Mi sono
proiettata nella cornetta del telefono, e scomposta fino all’atomo,
mi sono vista cadere a velocità luce lungo il filo della corrente.
Il viaggio appariva ai miei occhi come un trip multicolore,
impossibile da catturare. Come me. Premere sull’accelleratore fa
questo effetto, non vedi più niente intorno. Sei solo tu e il
viaggio.
E
quand’è che premi? Di solito per emozioni forti: paura,
delirio, passione per qualcosa o per qualcuno.
E vai
vai vai come se non ti dovessi mai fermare, in effetti mi sa che sto
andando pure mentre scrivo, ma il fatto è che lo schianto arriva. Ti
frantuma le ossa, ti attorciglia un intestino già incasinato di suo,
ti ferma il cuore.
E tu
sei in apnea per tutta la caduta.
Il
cervello è l’unico che non ne vuole sapere di stare in stand-by. E
cazzo, tu pensi di tutto: con chi va a letto, come fregare il posto
che volevi fosse tuo, come anticipare un collega per ottenere la
promozione, come riuscire a … boh, metteteci quello che volete, è
lo stesso.
Il
cervello non pensa, tritura, assorbe, e scarica. E tu fai
sesso (l’amore per i più sensibili), corri, nuoti, salti e
via così.
Scarichi,
insomma.
Rimanete
in attesa.
Rimanici
tu, che io sono frenesia, droga mai tagliata. Purissima.
State
per essere trasferiti
Dal
cervello al cuore alle braccia alle gambe alle dita.
E su.
E giù.
Circoli,
tutto dentro, sei pressione, sangue carne sangue carne.
Cadi in
un movimento sinusoidale per tutto il corpo.
Pit
stop di nuovo al cervello.
(canzoncina
spensierata)
Lalalalalallerò
là.
Là
dove? Non si sa.
L’importante
è andare, vivere. Magari pure, cantare.
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