sabato 4 agosto 2012

S e n t i r e


Dimmi. Dimmi cosa senti.
Hai le dita sottili, ti siedi accanto a me, frughi nel marsupio. Cosa cerchi? La troverai? Tremi. Scavi con dita ansiose, è difficile sentire, acchiappare quello che ti serve, se tremi in quel modo.
Non tremare. Ma non importa quello che la gente pensa di te, sai? Lasciali perdere, che ti guardano borbottare cose senza senso. Ma che ne sanno loro del senso delle cose? Che ne sanno di come si sta con le mani che grattano l'aria invece che accarezzarla?
Tu lo sai, sai cosa significa avere le dita che scavano, che vanno veloci più del pensiero, che non si fermano neanche per lasciarti il tempo di grattarti il prurito sulla testa.
Io ti guardo riflesso nel finestrino e penso alle tue mani. Alla tua vita di uomo che trema. Riuscirai a fermarti? Cosa potrebbe placare la tua mania di sfregiare l'aria?
Ti alzi, le gambe, almeno quelle, non tremano. Però non ti permettono di stare seduto troppo a lungo. Chissà dove vogliono andare. Chissà se tu lo sai o le assecondi solamente.
E cosa te ne importa di chi ti osserva di traverso mentre sali e scendi le scale invisibili di questo treno?
Vai via. Fuori dal mio finestrino. La tua vita è un altro riflesso di corpi intorno a me. E penso.
Tutti questi corpi, le membra diverse, ma non parlo di estetica, di colore, di lunghezze. Parlo di storie che le dita raccontano, di quelle che le tieni nelle dita che tremano, di quelle che si calpestano sotto suole saltellanti, quelle che le ginocchia le devono schiacciare per poter mantenere l'equilibrio.
Quanti corpi, quante storie.
Vedo l'uomo di fronte a me, scarabocchia, scartabella. Ma lo sai che fortuna hai a non avere le dita tremanti? No, no che non lo sai, eppure c'eri anche tu, con l'uomo del marsupio proprio accanto a me. Cercavi di coprire il suo raschiare nella stoffa, con i fogli da stropicciare.
Ecco, sei tornato. Ti siedi. Chiudo gli occhi. Cosa stai cercando?
Ti fermi. In un unico movimento preciso estrai un libro. Lo apri, o meglio, lasci che si apra come vuole lui. Si placa. Ti placa. Quel libro non ti fa tremare. Che cosa importa se leggerai la stessa pagina per tutto il tragitto. Cosa ti importa? Tu nei sai più di tutti noi, che accetti tutto di te, che trovi un modo per raschiare il marsupio, per placare il tremore e finalmente, grattarti la testa.

1 commento:

  1. Già, che gli altri pensino quel che vogliono, che lui continui a cercare e a non trovare. Ché si sa: quello che trovi,il più delle volte, non lo hai nemmeno chiesto.
    Sento con te ;)

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