domenica 6 gennaio 2013

Le dinamo fanno magie a tempo indeterminato.


E allora faccio così, tengo i tuoi occhi nel giubbotto, ma non ti spaventare, non c’è da aver paura sai? Io li tengo che tengo il tuo sguardo così quando proprio non ci capisco più niente e niente capisce più me,  io ti tiro fuori e ti metto nelle mani e poi apro bene i palmi e faccio un rituale: unisco i piedi come la bambina di Oz ma non vado da nessuna parte, irrigidisco le gambe come il busto di un lampione intermittente, apro le braccia stanche, ma bene bene, ma tengo le mani a conca non vorrei mai che i tuoi occhi cascassero da qualche parte e io poi magari li schiacciassi anche, sbadata come sono. Poi faccio qualche giravolta, un poco lenta all’inizio, poi da far venire una nausea fortissima. In pratica giro fino a che mi sento la dinamo di una bici e allora in qualche modo mi brucia la pancia e indovina? Dai indovina! Non indovini. Sono i tuoi occhi che brillano piano piano, come le lampadine a risparmio energetico. Che poi sono quelle che illuminano di più la notte e che si tengono sempre in casa. O nelle tasche. Quando fuori dentro o intorno è buio pesto pesto. C’è da aspettare solo che brillino più forte. E passami la scala che il lampadario è in alto, ma tienimi forte, che ho paura di cadere.

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