mercoledì 30 gennaio 2013

Vertigine

 
Si può tremare anche da seduti. Colti dalla paura, dalla frenesia o dall'amore, si può cadere ininterrottamente dentro una vertigine che toglie il fiato. E allora allarghi le dita, cerchi un appiglio, ma sei seduto e ci sei solo tu e la tua sedia, nient'altro. In una stanza grigia, quel bel bianco sporcato dalle bugie o dalle illusioni, le preoccupazioni e chissà cos'altro. E ti piglia quella vertigine pesante che non ti eleva, ti sospende. E rimani sospeso in quell'emozione come se non esistesse nient'altro. Come se non si cercasse neanche una via d'uscita. Si chiudono gli occhi e la nausea ti prende lo stomaco. Tutto trema. Trema un grido che all'interno si agita, è un terremoto, e sale sale fino alla bocca muta.
E apri gli occhi come se potessi distruggere tutte le pareti con lo sguardo. Uno sguardo rosso, blu, verde, una vertigine diversa perché non ti porta verso te stesso, ma si diffonde nello spazio come un'increspatura d'acqua su un lago.
E diventi quell'urlo, quel colore, quell'onda che abbatte i muri, abbatte la paura, gli sbagli, i castelli di carta, le difficoltà della vita. E ti alzi dalla sedia, quel peso gravitazionale che ti schiacciava non cè più o se c'è, comunque la vertigine colorata è più intensa. Intorno a te: mare, spiaggia, deserto, cascata. Tutto il mondo in uno sguardo circolare, la vertigine finale. Quella che ti riporta nella vita.

1 commento:

  1. e meno male che c'è quella vertigine! Bella riflessione, Miri, piena di vita :)))

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